giovedì 29 novembre 2018

GHOST: Tra Satana e il Metal, il Memento Mori di Prequelle





Ciao a tutti! Finalmente dopo un lunghissimo periodo di assenza, ritorno a scrivere di musica. E lo faccio in grande stile parlando di una delle band più interessanti ed eccentriche del panorama Heavy Metal attuale: i Ghost, e della loro ultima fatica discografica, Prequelle uscito nel giugno di quest’anno.

La band Ghost nasce nel 2006 in Svezia, ma entra alla ribalta solamente nel 2010 con la pubblicazione del primo album Opus Eponymous che vale loro anche una nomination ai Grammis. 
I membri della band si impongono fin da subito nell'immaginario collettivo con la loro presenza scenica e fuori dagli schemi: la band è infatti formata da sei musicisti di cui 5 indossano una maschera da demone (si fanno infatti chiamareNameless Ghouls) mentre il Frontman, Papa Emeritus, indossa abiti ecclesiastici e un trucco da scheletro. Questo loro stile giocosamente blasfemo, a cavallo tra i Kiss e la tradizione Black metal scandinava, i richiami per nulla velati a Satana all'interno delle loro canzoni, cozza tuttavia con quello che è il loro stile musicale, molto “pop” ed orecchiabile. Innegabili infatti i richiami al rock degli anni ’70 e ’80 come Blue Oyster Cult e Black Sabbath, ma anche al pop più scanzonato degli Abba.
Tutti questi elementi portano al grande successo di questo gruppo che nel 2014 vince il Grammy  per il miglior album Heavy Metal (Infestissumam, pubblicato nel 2013, seguito poi nel 2015 dalla pubblicazione dell’album Meliora, il più venduto in quell'anno in Svezia da cui è stato pubblicato il singolo Cirice e nel 2017 dall'EP Popestar da cui viene estratto il singolo Square Hammer, in rotazione nelle radio di tutta Europa.
Ad ogni nuovo album viene presentato un “nuovo” Frontman, ossia un nuovo Papa che sostituisce quello precedente. L’identità dei vari membri della band non era nota fino al 2017 quando i Nameless Ghouls hanno denunciato Papa Emeritus (interpretato dal cantante/produttore Tobias Forge) per royalties non pagate tra il 2011 e il 2016.  E’ arrivata la fine per i Ghost?
Sembrerebbe proprio di no visto che Tobias Forge, leader della band, dopo aver liquidato (anche economicamente) i suoi ormai ex compagni, ha continuato il progetto Ghost con una nuova formazione dando vita a quello che a mio modesto parere è attualmente l’album più riuscito: Prequelle.


La registrazione dell’album è iniziata in Svezia alla fine del 2017 ed è stato promosso in modo molto divertente con una serie di brevi video pubblicati a partire da Marzo del 2018 sul canale Youtube della band. Nel primo video “Chapter One: New Blood” facciamo la conoscenza con il nuovo frontman della band: Cardinal Copia (sempre interpretato da Tobias Forge). Il nostro nuovo amico ha un preciso scopo: portare il disordine nel mondo.


L’album, pubblicato a giugno, ha come temi principali la caducità dell’esistenza, l’effimeratezza della nostra società, ma anche richiami al tema medievale della peste, di questa Morte Nera che spazza via la vita, l’insensatezza dell’immortalità. Tutti temi molto pesanti ma cantati e suonati in modo assolutamente leggero e scanzonato.
L’album si apre con la intro di Ashes, un inquietante giro tondo di tradizione medievale sulla peste che ci accompagna fino ai potenti riff di Rats, un omaggio al metal degli anni 80 come Ozzy Osbourne e Whitesnake. Lo shredding coinvolgente e la cantabilità dei cori rendono questo brano davvero irresistibile. Continuiamo poi con la potentissima Faith, un brano di rara bellezza che ha pochi paragoni nello scenario metal attuale. See the Light è una piacevole ballata in pieno stile Alice Cooper.

Witch Image e la bellissima Dance Macabre (una canzone da discoteca su persone che stanno per morire, come l'ha definita Forge) sono brani dalle forti dinamiche hard rock che strizzano l’occhio a Don’t fear the reaper dei Blue Oyster Cult. Degno di nota anche il video di Dance Macabre, uscito da poco, in pieno stile film Horror anni 80.



Pro Memoria è un’altra ballata orecchiabile ma con un testo molto macabro sull'ineluttabilità della morte.
L’album contiene anche due tracce strumentali. La prima è Miasma, un brano che fonde perfettamente il prog anni 70 con un suono molto più heavy, con assoli di tastiera degni di Rick Wakeman e un inaspettato assolo di sax che rende questo brano ancora più epico.  Il secondo brano strumentale è Helvetfonster (letteralmente Finestra sull’inferno) che ricorda molto i Jethro Tull e gli Opeth (e infatti Mikael Akerfeldt ha messo lo zampino in questo brano).
L’album si chiude con Life Eternal e il suo quesito “se avessi la possibilità di vivere per sempre?”. La deluxe Edition dell’album contiene anche quello che è forse tra i miei brani preferiti: una fantastica cover super heavy di It’s a Sin dei Pet shop Boys e una, altrettanto interessante cover di Avalanche di Leonard Cohen.

In conclusione: Prequelle è un album davvero interessante, musicalmente complesso ma estremamente orecchiabile che mescola temi macabri ed oscuri (la morte, la peste, Satana) con un sound un po’ metallaro anni 80 e un po’ discotecaro. E’ un album che vi consiglio di ascoltare (e come sempre se possibile di acquistare) anche se non siete fan del metal di per sé ma se amate la musica quella bella, ben fatta ed interessante che sempre più si fatica a trovare.

E voi cosa ne pensate? Fatemi sapere..e buon ascolto! 

mercoledì 10 maggio 2017

Dark Ambient: una piccola, personalissima guida per avvicinarsi al genere

Ciao a tutti! Eccomi finalmente ritornata con un nuovo articolo, in cui non recensirò nessun tipo di album, ma vi parlerò di un genere musicale che, nonostante sia abbastanza lontano dai canoni della orecchiabilità, possiede tuttavia un suo fascino, molto sottile e particolare che non è sempre facile da comprendere e non è detto che necessariamente piacerà a tutti. Un po' come l'arte contemporanea che la vedi e pensi "ma che è sta roba?";ma se qualcuno ce ne spiega il significato un barlume di conoscenza infine si accende. Perciò seguitemi senza timore, vi farò da Cicerone alla scoperta di un mondo musicale completamente diverso, vi darò anche una breve lista di artisti che personalmente apprezzo se volete approfondire la conoscenza.

Innanzitutto...Cos'è la Dark Ambient? Il nome già ci aiuta..Dark significa oscuro ed Ambient ovviamente significa ambiente..quindi..ambiente oscuro. Immaginate di trovarvi in un castello abbandonato e magari infestato di spiriti, o in una foresta o addirittura nello spazio. Questo è ciò che la Dark Ambient cerca di creare: vere e proprie scenografie di luoghi oscuri utilizzando sonorità cupe e ripetitive.

Quando è nato? La Dark Ambient vede le sue origini negli anni '70, nel periodo di espansione e sperimentazione della musica elettronica, dei sintetizzatori e delle campionature. Un primo, grande precursore del genere è stato ad esempio Karlheinz Stockhausen, che suonava il pianoforte in maniera originale, picchiettando direttamente le corde, infilandoci in mezzo oggetti e campionando poi i suoni ottenendo delle sonorità completamente dissonanti, quasi scenografiche.
Da questo stile sono stati certamente influenzati alcuni tra i primi sperimentatori della Dark Ambient tra cui Lustmord e i Throbbing Gristle con il loro album D.o. A: The third and final report of Throbbing Gristle (1978). Tuttavia anche album quali Zeit (1972) dei Tangerine Dream ed Affenstunde (1970) dei tedeschi Popol Vuh contengono "melodie" oscure.
In seguito, negli anni '80, vari artisti Industrial hanno incorporato queste tipologie di suoni all'interno delle loro creazioni, in maniera più o meno sottile.

Quali sono, nello specifico, le caratteristiche di questo genere? Sicuramente le armonie dissonanti ma vengono utilizzati anche effetti di risonanza, varie frequenze (spesso molto basse), rumori di macchinari. Vengono incorporati anche suoni della natura ed elementi strumentali quali percussioni e gong. Possiamo alcune volte sentire anche strumenti esotici (vi sono spesso richiami ai canti dei monaci buddhisti, che danno un certo misticismo ad alcune opere) e si usano anche voci, il più delle volte distorte.
A volte i suoni vengono elaborati a tal punto da non essere più riconoscibili. Ad esempio, rumori di contatto tra microfoni, Larsen, telegrafi, addirittura registrazioni da telescopi.
Un bell'esempio di musica Dark Ambient è la raccolta "The Symphonies of the Planets" composta da registrazioni rese in frequenze udibili all'orecchio umano delle onde di plasma registrate nello spazio dalla sonda Voyager.

Che ne pensate allora? Certamente tutto questo è molto strano, indubbiamente cervellotico! E se un po' di curiosità vi solletica eccovi una breve lista di ascolti consigliati!

CRYO CHAMBER: non è un artista ma un'etichetta discografica indie con sede in Oregon e diretta da Simon Heat,, creatore del progetto musicale Atrium Carceri/ Sabled Sun. Lo scopo di questo collettivo di artisti è quello di far conoscere ed apprezzare il genere e di creare vera e propria musica "cinematografica". Essi cercano di costruire dei veri e propri ambienti  e di trasformare la nostra stanza in un mondo distante e fantastico descrivendoci con le loro sonorità foreste, luoghi abbandonati e spaventosi o ispirati a personaggi della mitologia lovecraftiana come Chthulu ed Azatoth.
Potete trovare facilmente svariate compilation di questa etichetta, a me piace molto, trovo le loro creazioni molto piacevoli e rilassanti, infatti ne sto ascoltando una proprio mentre vi scrivo: https://www.youtube.com/watch?v=ppiGTLqfaWc&t=2111s

RAISON D'ETRE: progetto solista dello svedese Peter Andersson, liberamente ispirato ad una citazione di Jung: "l'individuazione è la raison d'etre dell'Io" (o qualcosa del genere insomma). La musica di questo autore è caratterizzata da atmosfere estremamente cupe che mischiano canti sacri e rumori che definirei da fabbrica siderurgica o da rudere industriale abbandonato. Con queste opere Andersson vuole esplorare le profondità della psiche umana, accompagnandoci alla scoperta di noi stessi. Consigliato l'ascolto dell'album Mise en Abysme del 2014 che però fatico a reperire https://www.youtube.com/watch?v=z6NZ2T3BOPY

ARKTAU EOS: Duo finlandese molto attivo nel campo della musica elettro- acustica e sperimentale. Le loro performances dal vivo si tengono spesso in luoghi "mistici" e mescolano musica ed arte visiva per accompagnare lo spettatore in un viaggio magico tra suoni ed immagini criptiche, verso una nuova percezione. Non potendo godere di un loro spettacolo live consiglio tuttavia l'ascolto del loro primo album, Mirrorion https://www.youtube.com/watch?v=oOBsYLRtXX8

ULVER: un collettivo sperimentale nato in Norvegia nel 1993. Debuttarono con sonorità tipicamente "black metal" ma negli anni hanno ampliato e modificato profondamente il loro stile spostandosi sempre più verso la musica elettronica sperimentale. Sono molto acclamati dalla comunità artistica internazionale ed hanno vinto svariati premi, guadagnandosi anche la fama di band dallo stile più imprevedibile.
Vi consiglio l'ascolto di Messe I.X- VI.X (2013). Definito come una "messa di pace per il Libano" è stato commissionato dalla Casa della Cultura di Norvegia e registrato con il supporto dell'Orchestra da Camera di Tromso. L'album  è stato influenzato da vari artisti classici e moderni come Gorecki e Mahler. https://www.youtube.com/watch?v=Ik5XEXClyaM

LUSTMORD: nome d'arte di Brian Williams, considerato il padre fondatore del genere Dark Ambient. Grandissimo amico e collaboratore dei già citati Throbbing Gristle, iniziò le sue sperimentazioni registrando suoni ambientali e combinandoli con ritualistici canti tibetani.
Negli anni ha collaborato anche nella creazione di colonne sonore in 44 film di Hollywood tra cui Il Corvo, in vari videogiochi come Far Cry ed Underworld. Ha anche collaborato alla registrazione dell'album 10,000 days dei Tool e ai vari progetti del loro eclettico cantante Maynard James Keenan. Se non ho capito male, fa parte della chiesa satanista, ma questa è un'altra storia e poco importa.
Vi consiglio l'ascolto dell'album Trans- plutonian Transmissions, prodotto sotto lo pseudonimo Arecibo. E' un album molto complicato da assimilare ed estremamente inquietante che richiama il vuoto cosmico e la disperazione ma che a mio parere possiede un fascino particolare e la capacità di portarci in luoghi distanti anni luce in un universo certamente più mentale che fisico https://www.youtube.com/watch?v=DLhS6eBcZoM

E questo è tutto! Spero di aver smosso la vostra curiosità in qualche modo, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!

M.

domenica 15 gennaio 2017

Hardwired...To Self-Destruct: il ritorno in grande stile (?) dei Metallica

Ciao a tutti! Anno nuovo, prima recensione poco seria del 2017! Oggi parleremo di un album uscito nell'autunno del 2016 che ha segnato il grande ritorno dei Metallica, dopo il loro ultimo LP, Death Magnetic che risale ormai a ben più di 8 anni fa!
In realtà non sapevo bene se avventurarmi in questa "recensione": pur non essendone una grandissima fan ho sempre apprezzato i Metallica che hanno prodotto, nei loro 30 anni di carriera, svariati brani veramente apprezzabili che non starò qui ad elencare perchè comunque sono davvero tanti..vi basta una banale Nothing else matters? :)
Bene..di questo album si vociferava già dal 2011, anno di uscita di Lulu, album scritto a quattro mani con Lou Reed e di una schifezza a dir poco devastante. Avendo toccato così un punto veramente basso nella loro carriera (perchè già il precedente Death Magnetic a quanto pare aveva lasciato alquanto a desiderare) negli ultimi anni i poveri Metallica sono stati discretamente perculati, soprattutto Lars Ulrich che a quanto pare non suona la batteria da parecchi anni e Kirk Hammett che ha perso non poca credibilità quando ha affermato di aver perso circa 250 riff che aveva registrati sul suo cellulare. E questo, signore e signori, è il motivo per cui il povero Kirk ha composto ben poco per questo album lasciando gran parte del lavoro alla coppia Hetfield/ Ulrich.
Aggiungiamo a tutto questo delle uscite non particolarmente azzeccate secondo le quali il nuovo album avrebbe contenuto "diverse componenti prog" e via, risate e prese per i fondelli non si sono sprecate per un bel po'.
Possiamo comunque capire che l'uscita di un nuovo album di una band così importante e celebre e che prometteva di far faville riportando in gloria il vecchio, caro amato Thrash Metal abbia fomentato parecchio curiosi ed appassionati. Io l'ho ascoltato ben 4 volte e sono pronta a dirvi che cosa ne penso!



Voglio essere sincera: sono partita molto , molto prevenuta su questo album. All'inizio non lo volevo proprio ascoltare soprattutto per le opinioni davvero pessime che mi capitava di leggere in giro (in parte giustificate..ma abbiate pazienza che vi spiego). Ma visto che avere pregiudizi non è mai una buona idea, specie con qualcosa che non si conosce ho deciso di superare la barriera mentale e lasciarmi stupire. Nel bene e nel male.

L'album si apre con il riff potente e lancinante di Hardwired, un brano d'impatto che spettina e sorprende sia i fans più oltranzisti che gli amanti dell'Heavy Metal. Insomma, ricorda i bei vecchi tempi andati di Master of Puppets. E' stato, se non erro, il primo singolo estratto dall'album quindi era già conosciuto al momento della pubblicazione.
Si continua con il secondo singolo estratto ovvero Atlas, Rise! Nonostante sia un brano decisamente più prolisso mi ha piacevolmente stupito: ritornello orecchiabile, divertente con qualche palese "ispirazione" a Hallowed be thy name degli Iron Maiden. Unica pecca l'assolo che ho trovato abbastanza inconsistente.
Passiamo ora a quella che, secondo la mia modesta opinione, è la canzone più bella di tutto l'album ovvero Now that we're dead. Brano che riprende i fasti dei Metallica anni 90, Black Album in particolare. Non è espressamente Thrash ma la linea melodica è semplice e tuttavia d'effetto; ottimo brano da cantare a squarciagola ovunque ce ne sia occasione o per spaccarsi le rotule nel pogo selvaggio.
Moth into Flames è il terzo singolo estratto dall'album. Ora, per tradizione ogni quarta canzone in scaletta di ogni album dei Metallica è solitamente una ballad (es Fade to Black, One). Ma questa volta no, i vecchi metallari ci hanno voluto stupire. Non un brano eccelso, tuttavia piuttosto energico e con qualche riff interessante.
Continuiamo la carrellata con un altro bel brano: Dream no More. Prendendo spunto sia dai Black Sabbath che dagli Alice in Chains, i Metallica riprendono in questo pezzo la mitologia lovecraftiana che già era stata d'ispirazione in passato.
Il disco 1 si chiude con Halo on Fire, brano piuttosto lungo (circa 8 minuti) che ricorda vagamente The Unforgiven III.

Bene, finora l'album sembra molto al di sopra delle mie aspettative, mi ha veramente stupito, in positivo. Fino a qui. Perchè da questo momento in poi inizia il patatrac, il declino più totale.
Iniziamo con Confusion, che già il nome è tutto un programma. Brano veramente confuso, a caso, bruttino che cerca di essere imprevedibile ma senza riuscirci. Ma dai, possiamo anche capire uno scivolone può capitare anche ai migliori, glielo perdoniamo.
Ma ManUnkind, no, questa non gliela perdoniamo. Cari Metallica per favore imparate la lezione NON e ripeto NON fate MAI comporre niente a quella scimmia di Robert Trujillo perchè il suo apporto purtroppo si sente: un arpeggio iniziale veramente brutto e cambi di tempo fin troppo spiazzanti al limite del fastidioso e, ciliegina sulla torta, un assolo di Hammett davvero inascoltabile. (speriamo non fosse questa la "svolta prog" di cui parlavano!)
Continuiamo con Here comes Revenge, anche questo un po' deludente, fiacco con un richiamo a Leper Messiah.
Delude anche Am I Savage? Altro brano decisamente brutto, con un altro arpeggio piazzato e suonato a caso, che non decolla e annoia. Meno male che Kirk Hammett ci spara un assolo un po' decente, stranamente.
Il penultimo brano Murder One è dedicato a Lemmy. Anche se è il solito mid-tempo riscaldato à la Metallica è comunque abbastanza riuscito, probabilmente perchè è un brano piuttosto sentimentale.
ed infine, dopo una seconda parte piuttosto straziante e mal riuscita, i Metallica ci piazzano una chicca, qualcosa che veramente mette a tacere tutte le voci che vogliono i Metallica come dei rimbambiti morti e sepolti. Spit out the bone è un pezzone! Un brano trascinante, coinvolgente, spietato si merita di diritto il titolo di brano più bello di tutto l'album.

Ricapitolando: Hardwired..to Self-Destruct nonostante i considerevoli scivoloni presenti nel Disco 2 è un album generalmente godibile, interessante ed energico che ci ricorda che se vogliono i "vecchi" Metallica sono ancora in grado di tirare fuori delle chicche musicali. Però magari Trujillo lasciatelo solo suonare il basso, grazie :D

Alla prossima e non dimenticate di acquistare l'album se vi piace! Ciao!

Monica


mercoledì 14 dicembre 2016

Songs in the Key of Life: un capolavoro senza tempo!


Ciao a tutti! Eh mi dispiace per la mia prolungata assenza, purtroppo sono stata vittima di un attacco di procrastinazione acuta ma eccomi di nuovo qui e come promesso, oggi vi voglio parlare brevemente di un album a dir modo fantastico, che ha segnato una generazione, aprendo la strada al moderno R'n B ed influenzando musicisti di fama mondiale.
Preparatevi quindi perchè oggi parleremo di Songs in the Key of Life di Stevie Wonder!


                                         
                                          Grazie Piera per questo ritratto di Stevie ;)

L'album di cui parleremo oggi è probabilmente il culmine del periodo più "classico" (dal 1970 al 1976) di Stevie Wonder" che sarà stato pure cieco, ma mica era scemo anzi era un vero è proprio talento (o forse meglio dire che è un talento perchè è ancora vivo, non vogliamo mica mettere la pulce nell'orecchio a questo infausto 2016?). Insomma, Stevie era un bambino prodigio: suonava il piano a tre anni, ed è un fantastico polistrumentista: oltre al piano suona basso, batteria, percussioni ed armonica a bocca. Chapeau, Wonder di nome e di fatto!
Proprio il periodo che va dal 1970 al 1976 è considerato il periodo migliore e più prolifico della carriera musicale del nostro ipovedente preferito: in questi anni infatti pubblica svariati singoli, famosissimi come Superstition nel 1973 (che gli varrà il Grammy come miglior canzone R'n B) e 5 album tra cui proprio Songs in the Key of life (per dovere di cronaca gli altri 4 album sono Innervision, Music of my Mind, Talking Book e Fullfillingness First Finale).
Questi 5 album contengono molti sentimenti personali dell'autore; la sua visione del mondo, dell'amore, del rapporto dell'umanità con Dio. Quindi anche molto impegno sociale e critica soprattutto verso la politica di governo degli Stati Uniti.

Ma passiamo a parlare del nostro album, Songs in the Key of life. In quegli anni diverse etichette discografiche erano molto interessate a Stevie Wonder finchè un bel giorno, precisamente il 5 Agosto 1975, la Motown Records gli fece una proposta che non si poteva rifiutare: un bel contrattone di 7 anni, 7 dischi , un compenso stellare da 37 milioni di dollari e soprattutto il totale controllo e libertà artistica per tutti i suoi lavori! E visto che Stevie non ci vede ma ci sente stupendamente bene accettò seduta stante perchè una botta di culo simile capita solo una volta nella vita (in fin dei conti anche la fortuna è cieca, quindi magari per solidarietà..non importa, lasciamo stare andiamo avanti..)

L'album venne registrato principalmente ai Crystal Sounds Studios di Hollywood e vi collaborarono in totale 130 persone tra cui musicisti quali Herbie Hancock e George Benson (che non è parente di Richard). Il chitarrista Mike Sembello suona quasi tutte le tracce dell'album e compone assieme a Stevie la canzone Saturn.
Tutto bellissimo, se non fosse che Stevie Wonder spremeva tutti i suoi collaboratori fino al midollo: in preda al perfezionismo e allo stacanovismo più totale si dice che non mangiasse, non dormisse e rifiutava di fare pause!

Dopotutto sì sa, per ottenere grandi risultati bisogna fare grandi fatiche: e vennero ripagate tutte all'uscita dell'album: l'8 Ottobre 1976 debuttò nella Billboards Pop Albums Chart al numero uno e vi rimase fino al Gennaio del 1977 quando venne spodestato da Hotel California degli Eagles.
Sempre nel 1977 l'album vinse il disco di diamante per aver superato i 10 milioni di vendite solamente negli Usa e ricevette 7 nominations ai Grammy Awards tra cui Album of the year, forse il premio più prestigioso.
Vennero estratti diversi singoli tra cui il celeberrimo Sir Duke mentre la canzone Isn't she lovely non uscita come singolo, è comunque celeberrima.
Insomma, quest'album è considerato, a ragione, il capolavoro di Stevie Wonder, inserito da Rolling Stone nella classifica dei 500 album migliori di sempre. Ha influenzato la carriera di grandi musicisti quali Elton John, Michael Jackson, George Michael, Mary J. Blige (che reinterpretò il classico As).
Negli anni 90 il rapper Coolio ripropose la sua versione di Pastime Paradise (Gangsta Paradise) e Will Smith utilizzò la base di I wish per la canzone Wild Wild West.

In conclusione: quest'album è oltremodo stupendo, un pezzo di storia della musica assolutamente da ascoltare almeno una volta nella vita. All'interno ci sono sia brani famosissimi che già ho citato, ma anche brani meno conosciuti ed altrettanto belli. Lo stile è raffinato, elegante, un po' eclettico: si passa dal classico R'n B al soul a brani jazz strumentali come Contusion.
Un album da ascoltare in queste fredde e nebbiose giornate di fine autunno. E allora, vi ho convinto?
Se volete ascoltare qualcosa vi lascio qui un link:

https://www.youtube.com/watch?v=6sIjSNTS7Fs&list=PL1A80EEC0445AF6EF&index=5

giovedì 10 novembre 2016

Un viaggio nello spazio: Walking on a Flashlight beam (Lunatic Soul)





Carissimi,

Stasera vi porterò con me attraverso un viaggio siderale..ma dimenticatevi i vari Interstellar e 2001 Odissea nello strazio (ehm, nello spazio)..Siete pronti? Prendete posto nelle vostre postazioni, indossate le cuffie, chiudete gli occhi e preparatevi a fluttuare sulle note del meraviglioso album Walking on a Flashlight beam dei Lunatic Soul!

"Sììì evviva, quanto entusiasmo, ma chi sarebbero sti qua? Ma che roba é?"
Non temete miei cari amici, io sono qui per colmare questa grande lacuna musicale. Perchè sì, non conoscere questo meraviglioso album é una grossa mancanza, Ma rimediamo subito (- :
Walking on a Flashlight beam è il quarto album in studio di sti Lunatic Soul che sarebbero praticamente un side project del bassista della band progressive metal polacca Riverside: Mariusz Duda (e considerato, a tutti gli effetti, uno dei migliori bassisti nell'ambito).
I primi due album (Lunatic Soul e Lunatic Soul II) non erano poi tanto male, ma pare che il terzo (Impressions) sia stato un buco nell'acqua: Ma il nostro Mariusz (che nomi c'hanno sti polacchi però!) non si è lasciato andare allo sconforto e ci ha calato questa perla, uscita nell'ottobre del 2014 per Kscope. Nonostante la prestigiosa etichetta l'uscita di quest'album è passata abbastanza in sordina, evidentemente Impressions deve aver fatto veramente schifo, ma come detto precedentemente Marione gliel'ha messa in saccoccia a tutti.

Ma passiamo all'album. Me ne sono innamorata subito, al primo ascolto. E' un album che racchiude vari estremi:  dall'elettronica più moderna al rock più classico, suoni delicati e cupi a melodie taglienti. La parola d'ordine è sperimentare: con strumenti originali (campanelli e metallofoni), con virtuosi assoli di basso, con armonizzazioni di voce. Il risultato non è mai "stopposo", non rimane sullo stomaco anzi è molto godibile, mai banale e contraddistinto da una grande delicatezza. Un album perfetto da ascoltare in relax con un bel paio di cuffie, magari sorseggiando una birra o una tisana calda per i meno spavaldi.

L'opera si apre con Shutting on the Sun: un brano molto arioso, che cresce progressivamente e ci accompagna verso il secondo brano, Cold. Qui la voce sintetizzata di Marione viene accompagnata per tutta la canzone da un basso assiduo ma estremamente felpato, un bel groove, piacevole.
Gutter, il mio brano preferito di tutto l'album, contiene una base elettronica e dei bassi martellanti. La sperimentazione vocale qui è massima e si alterna ad una melodia quasi parlata, straziante e cupa (non è che i testi siano particolarmente allegri, dopotutto il tema dell'album è la liberazione da ansie e paure..ah non lo avevo detto prima? Vabbè chissene l'ho detto adesso ciao).
Stars Sellotaped è un breve intermezzo solo strumentale, molto psichedelico, molto Pink Floyd, molto inquietante. Per fortuna dura poco.
The Fear within è una commistione di strumenti elettronici e inusuali (soprattutto campanellini). Brano fortemente psichedelico, estremamente particolare e ricercato. Merita un ascolto.
Treehouse è il brano che più di tutti all'interno dell'album richiama la tradizione della classica canzone rock, almeno strutturalmente, con una bella strizzatina d'occhi ai cari vecchi Porcupine Tree. Con le sue melodie ariose spezza un po' la piega psichedelica dell'album che viene poi ripresa dalla stupenda suite Pygmalion's Ladder, con i suoi suoni vagamente arabeggianti è come finire catapultati in un suk maghrebino dove però tutti ascoltano prog degli anni '70 da radioline a transistor. Anche qui il brano cresce da un atmosfera più rilassata e un testo quasi declamato a suoni molto più cupi e duri che accompagnano una voce urlata, tornando ad infrangersi nella delicatezza alla fine.
Sky Drawn in Crayon è un brano molto dolce, atmosferico che ci accompagna all'atto finale di Walking on a Flashlight beam con un richiamo, neanche tanto celato, agli Anathema di fine anni '90.

In definitiva: quest'album merita a mio parere di essere ascoltato. Se siete amanti di gruppi quali Porcupine Tree o Pink Floyd non potrete che goderne. I cambi di atmosfera, azzeccati ed imprevedibili, una delicatezza che permea tutte le tracce unite al genio di Mariusz e al suo navigare nei recessi della mente, esposte con disinvoltura e sensibilità rendono questo album assolutamente affascinante, un'ora di "viaggio" in un mondo fantastico e fantascientifico. E sembrerà davvero di essere a bordo di una navicella, a fluttuare con gioia nello spazio!

Potete ascoltare l'album qui https://www.youtube.com/watch?v=7CLjGUny_cE  e se vi piace, ricordatevi di acquistarlo!

Ciao!!

Monica


martedì 8 novembre 2016

HAND. CANNOT. ERASE ovvero The Wall nell'era di Facebook




Mi piace vincere facile. Così ho deciso di iniziare con uno dei miei album preferiti del mio artista preferito, tanto per andare sul sicuro.
Un artista che amo talmente tanto da averlo visto 3 volte nello stesso anno aspettandolo fuori tipo 3 ore dopo ogni concerto (anche se si è palesato solo una volta perchè è un po' paranoico asociale).
Stasera parleremo di Hand. Cannot, Erase (o HCE) di quel gran pezzo di genio di Steven John Wilson. Uno che per scrivere un album simile deve come minimo aver venduto l'anima al diavolo.

Il  signor Wilson, per chi non lo sapesse, è lo storico fondatore/leader dei Porcupine Tree, produttore di Opeth, Orphaned Land ed Anathema; ha collaborato con Marillion, Dream Theater e ha remixato parte del catalogo di mostri sacri del prog come Yes e Jethro Tull. Mica pizza e fichi eh? (Peccato che il suo sogno di diventare compositore di colonne sonore di film non si sia avverato finora e che Kate Bush, con il quale lui vorrebbe collaborare, non se lo calcola manco di striscio. Le sconfitte capitano anche ai migliori)

Bene, HCE è il quarto album in studio di Wilson (e soci) uscito nel Febbraio del 2015 per Kscope. Ad accompagnarlo nella composizione e registrazione nientepopòdimeno che: Guthrie "fiatella da birra" Govan alla chitarra, Marco "l'umile" Minnemann alla batteria, Adam "ciuffo blu" Holzman alle tastiere e Nick "Kajagoogoo" Beggs. Nell'album possiamo sentire anche la voce della cantante israeliana Ninet Tayeb.   Govan e Minnemann sono poi stati sostituiti durante il tour da Craig " cicciabomba" Blundell e Dave "The Wall" Kilminster, storico chitarrista di Roger Waters.

L'album è un concept che racconta la storia di una giovane donna che si trasferisce in una grande città e si isola sempre di più dalla società. Ad ispirazione di questo c'è la storia, purtroppo vera, di Joyce Carol Vincent, una ragazza ritrovata morta dopo tre anni nel suo appartamento e della quale nessuno aveva denunciato la scomparsa.
In questo album il signor Wilson canta e suona tutto il suo sdegno per questa società in cui siamo sempre connessi ma umanamente distanti.

In rete potete trovare il diario della protagonista dell'album http://handcannoterase.com scritto da Wilson stesso e corredato dalle splendide foto di Lasse Hoile. La ragazza protagonista (di cui non sappiamo il nome) che appare nelle foto è la modella polacca Karola Grzybowska. Vale la pena leggere questo diario per comprendere appieno il significato dell'album stesso e dei brani, di cui vi parlerò brevemente.

L'album si apre con la bellissima suite First Regret/ Three years Older, un brano di ampio respiro che però ti spettina con prepotenza. L'interpretazione è abbastanza libera, ognuno insomma ci vede un po' quello che gli pare, ricordiamoci però che siamo nella testa di una ragazza che si sta isolando dal mondo e vive di rimorsi e ricordi del passato.
"Hand Cannot Erase" canzone che dà titolo all'album è una delle canzoni d'amore più belle di sempre, di una semplicità disarmante ma terribilmente commovente che non parla di un amore idilliaco e da fiaba ma di un amore reale, fatto anche di debolezze e silenzi.

                                            "And a love like this, makes us strong"

"Perfect Life"..che dire...il pezzo si apre con la narrazione della protagonista che racconta di aver condiviso alcuni mesi della sua prima adolescenza con una ragazza della quale però ormai non ricorda più nulla. Per me questa è la quintessenza della malinconia, dell'inevitabile passare del tempo. La voce di Wilson che ripete "we have got the perfect life" a me mette sempre un sacco di angoscia ma vi assicuro vi porta alla luce ricordi che non avreste mai immaginato. Meglio della psicoterapia.
Ed ecco..il brano forse più bello di tutto l'album: Routine. Vi dico solo una cosa di questo brano: fa male, fa tanto tanto male. In combinata col video (che vi consiglio di vedere) come minimo inizio a piangere dopo tipo 30 secondi ed è ogni volta così.La voce meravigliosa di Ninet Tayeb mette i brividi, scuote gli animi.  Non mi sento di aggiungere altro, prendetevi una pausa prima di continuare la lettura e guardatevi questo splendido video in stop motion   https://www.youtube.com/watch?v=sh5mWzKlhQY

Dopo la botta di depressione ci ripigliamo con Home Invasion/Regret#9 e via di headbanging al ritmo di pesanti riff di chitarra e tastiera che poi giocano assieme nel lungo assolo finale, alternandosi magistralmente. Mi piace un casino, la chitarra di Govan/ Kilminster è di una potenza straordinaria, un po' stile Pink Floyd. Ce piasce.
Transience è un pezzo molto intimo, quasi un'intervallo prima della pomposa, elettronica e terribilmente prog Ancestral.
In Ancestral c'è tutto: rock, una martellante base elettronica, una delicata armonia di flauto, il tutto in un crescendo che ti lascia senza fiato che culmina con l'unione perfetta delle voci di Steven e Ninet. Alla fine sarà come essere stati sulle montagne russe. 13 minuti e mezzo veramente intensi. Ne vale la pena.
L'album si chiude con un'altra ballata semplice nella struttura ma complessa nel significato: Happy returns. Con questo brano la protagonista, della quale abbiamo conosciuto paure, insicurezze e rimorsi, saluta il fratello con una lettera commovente che non verrà mai terminata, forse a causa della sua dipartita (ma non lo sappiamo con certezza..è morta? è stata rapita dagli alieni? mah)





Potrei dire davvero tantissime cose di questo album, che ho riascoltato mentre scrivevo questo mio primo lungo post. Mi scuso se non sarà entusiasmante e forse noioso ma è davvero difficile parlare appieno di questo album, delle incredibili sensazioni che lascia. E' un album catartico, da ascoltare nei momenti di nostalgia, per farci stare meglio. Ha un potere terapeutico pazzesco. 
Il nostro caro Steven ad ogni concerto dice sempre "Miserable music makes me happy and, conversely, happy music makes me fucking miserable". 
La musica triste eleva lo spirito e ci fa sentire più umani, più vicini e più connessi.
Vi consiglio quindi l'ascolto di questo album e se vi piace, mi raccomando acquistatelo! 

Alla prossima!

Monica


Mi presento!

Ciao!

Eccomi al primo post di questo blog, nato dopo mesi e mesi di "lo faccio o non lo faccio?". Alla fine pare che "lo faccio!" abbia vinto!
Io sono Monica, e fin da piccola ho sempre amato una cosa sola: la musica. Ho consumato probabilmente tutti i dischi e le cassette che avevo in casa (e che possiedo ancora, smagnetizzate, in qualche cassetto). e con gli anni la mia sete di conoscenza musicale è aumentata a dismisura..più cose ascolto, più artisti conosco e più sono contenta! La musica è la colonna sonora della vita e visto che quest'ultima è imprevedibile nel bene e nel male tanto vale crearsi una soundtrack varia e interessante a cui attingere (- :

Ma perchè ho finalmente deciso di aprire questo blog? Certamente di gente che parla di musica in maniera approfondita e professionale  ne è pieno il mondo, ..ma io non sono musicista (anche se però canto e ho un duo acustico..ne parlerò certamente in qualche prossimo articolo). La mia missione è raccontarvi qualcosa a riguardo di dischi o canzoni che mi piacciono in maniera molto semplice, profana ma si spera anche divertente. Chissà magari poi qualcuno di voi potrebbe anche incuriosirsi ed ascoltare qualcosa di nuovo, di diverso e scoprire anche che gli piace!
Quindi niente tecnicismi, se cercate quelli avete sbagliato blog (-:

A breve quindi inizierò a pubblicare dei fantastici post deliranti e divertenti su tutto quello che mi andrà di recensire (sono anche aperta a consigli eh? mi raccomando)

Seguitemi, vi assicuro che non ve ne pentirete!

Ciaoooo

Monica