Ciao a tutti! Eccomi finalmente ritornata con un nuovo articolo, in cui non recensirò nessun tipo di album, ma vi parlerò di un genere musicale che, nonostante sia abbastanza lontano dai canoni della orecchiabilità, possiede tuttavia un suo fascino, molto sottile e particolare che non è sempre facile da comprendere e non è detto che necessariamente piacerà a tutti. Un po' come l'arte contemporanea che la vedi e pensi "ma che è sta roba?";ma se qualcuno ce ne spiega il significato un barlume di conoscenza infine si accende. Perciò seguitemi senza timore, vi farò da Cicerone alla scoperta di un mondo musicale completamente diverso, vi darò anche una breve lista di artisti che personalmente apprezzo se volete approfondire la conoscenza.
Innanzitutto...Cos'è la Dark Ambient? Il nome già ci aiuta..Dark significa oscuro ed Ambient ovviamente significa ambiente..quindi..ambiente oscuro. Immaginate di trovarvi in un castello abbandonato e magari infestato di spiriti, o in una foresta o addirittura nello spazio. Questo è ciò che la Dark Ambient cerca di creare: vere e proprie scenografie di luoghi oscuri utilizzando sonorità cupe e ripetitive.
Quando è nato? La Dark Ambient vede le sue origini negli anni '70, nel periodo di espansione e sperimentazione della musica elettronica, dei sintetizzatori e delle campionature. Un primo, grande precursore del genere è stato ad esempio Karlheinz Stockhausen, che suonava il pianoforte in maniera originale, picchiettando direttamente le corde, infilandoci in mezzo oggetti e campionando poi i suoni ottenendo delle sonorità completamente dissonanti, quasi scenografiche.
Da questo stile sono stati certamente influenzati alcuni tra i primi sperimentatori della Dark Ambient tra cui Lustmord e i Throbbing Gristle con il loro album D.o. A: The third and final report of Throbbing Gristle (1978). Tuttavia anche album quali Zeit (1972) dei Tangerine Dream ed Affenstunde (1970) dei tedeschi Popol Vuh contengono "melodie" oscure.
In seguito, negli anni '80, vari artisti Industrial hanno incorporato queste tipologie di suoni all'interno delle loro creazioni, in maniera più o meno sottile.
Quali sono, nello specifico, le caratteristiche di questo genere? Sicuramente le armonie dissonanti ma vengono utilizzati anche effetti di risonanza, varie frequenze (spesso molto basse), rumori di macchinari. Vengono incorporati anche suoni della natura ed elementi strumentali quali percussioni e gong. Possiamo alcune volte sentire anche strumenti esotici (vi sono spesso richiami ai canti dei monaci buddhisti, che danno un certo misticismo ad alcune opere) e si usano anche voci, il più delle volte distorte.
A volte i suoni vengono elaborati a tal punto da non essere più riconoscibili. Ad esempio, rumori di contatto tra microfoni, Larsen, telegrafi, addirittura registrazioni da telescopi.
Un bell'esempio di musica Dark Ambient è la raccolta "The Symphonies of the Planets" composta da registrazioni rese in frequenze udibili all'orecchio umano delle onde di plasma registrate nello spazio dalla sonda Voyager.
Che ne pensate allora? Certamente tutto questo è molto strano, indubbiamente cervellotico! E se un po' di curiosità vi solletica eccovi una breve lista di ascolti consigliati!
CRYO CHAMBER: non è un artista ma un'etichetta discografica indie con sede in Oregon e diretta da Simon Heat,, creatore del progetto musicale Atrium Carceri/ Sabled Sun. Lo scopo di questo collettivo di artisti è quello di far conoscere ed apprezzare il genere e di creare vera e propria musica "cinematografica". Essi cercano di costruire dei veri e propri ambienti e di trasformare la nostra stanza in un mondo distante e fantastico descrivendoci con le loro sonorità foreste, luoghi abbandonati e spaventosi o ispirati a personaggi della mitologia lovecraftiana come Chthulu ed Azatoth.
Potete trovare facilmente svariate compilation di questa etichetta, a me piace molto, trovo le loro creazioni molto piacevoli e rilassanti, infatti ne sto ascoltando una proprio mentre vi scrivo: https://www.youtube.com/watch?v=ppiGTLqfaWc&t=2111s
RAISON D'ETRE: progetto solista dello svedese Peter Andersson, liberamente ispirato ad una citazione di Jung: "l'individuazione è la raison d'etre dell'Io" (o qualcosa del genere insomma). La musica di questo autore è caratterizzata da atmosfere estremamente cupe che mischiano canti sacri e rumori che definirei da fabbrica siderurgica o da rudere industriale abbandonato. Con queste opere Andersson vuole esplorare le profondità della psiche umana, accompagnandoci alla scoperta di noi stessi. Consigliato l'ascolto dell'album Mise en Abysme del 2014 che però fatico a reperire https://www.youtube.com/watch?v=z6NZ2T3BOPY
ARKTAU EOS: Duo finlandese molto attivo nel campo della musica elettro- acustica e sperimentale. Le loro performances dal vivo si tengono spesso in luoghi "mistici" e mescolano musica ed arte visiva per accompagnare lo spettatore in un viaggio magico tra suoni ed immagini criptiche, verso una nuova percezione. Non potendo godere di un loro spettacolo live consiglio tuttavia l'ascolto del loro primo album, Mirrorion https://www.youtube.com/watch?v=oOBsYLRtXX8
ULVER: un collettivo sperimentale nato in Norvegia nel 1993. Debuttarono con sonorità tipicamente "black metal" ma negli anni hanno ampliato e modificato profondamente il loro stile spostandosi sempre più verso la musica elettronica sperimentale. Sono molto acclamati dalla comunità artistica internazionale ed hanno vinto svariati premi, guadagnandosi anche la fama di band dallo stile più imprevedibile.
Vi consiglio l'ascolto di Messe I.X- VI.X (2013). Definito come una "messa di pace per il Libano" è stato commissionato dalla Casa della Cultura di Norvegia e registrato con il supporto dell'Orchestra da Camera di Tromso. L'album è stato influenzato da vari artisti classici e moderni come Gorecki e Mahler. https://www.youtube.com/watch?v=Ik5XEXClyaM
LUSTMORD: nome d'arte di Brian Williams, considerato il padre fondatore del genere Dark Ambient. Grandissimo amico e collaboratore dei già citati Throbbing Gristle, iniziò le sue sperimentazioni registrando suoni ambientali e combinandoli con ritualistici canti tibetani.
Negli anni ha collaborato anche nella creazione di colonne sonore in 44 film di Hollywood tra cui Il Corvo, in vari videogiochi come Far Cry ed Underworld. Ha anche collaborato alla registrazione dell'album 10,000 days dei Tool e ai vari progetti del loro eclettico cantante Maynard James Keenan. Se non ho capito male, fa parte della chiesa satanista, ma questa è un'altra storia e poco importa.
Vi consiglio l'ascolto dell'album Trans- plutonian Transmissions, prodotto sotto lo pseudonimo Arecibo. E' un album molto complicato da assimilare ed estremamente inquietante che richiama il vuoto cosmico e la disperazione ma che a mio parere possiede un fascino particolare e la capacità di portarci in luoghi distanti anni luce in un universo certamente più mentale che fisico https://www.youtube.com/watch?v=DLhS6eBcZoM
E questo è tutto! Spero di aver smosso la vostra curiosità in qualche modo, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!
M.
mercoledì 10 maggio 2017
domenica 15 gennaio 2017
Hardwired...To Self-Destruct: il ritorno in grande stile (?) dei Metallica
Ciao a tutti! Anno nuovo, prima recensione poco seria del 2017! Oggi parleremo di un album uscito nell'autunno del 2016 che ha segnato il grande ritorno dei Metallica, dopo il loro ultimo LP, Death Magnetic che risale ormai a ben più di 8 anni fa!
In realtà non sapevo bene se avventurarmi in questa "recensione": pur non essendone una grandissima fan ho sempre apprezzato i Metallica che hanno prodotto, nei loro 30 anni di carriera, svariati brani veramente apprezzabili che non starò qui ad elencare perchè comunque sono davvero tanti..vi basta una banale Nothing else matters? :)
Bene..di questo album si vociferava già dal 2011, anno di uscita di Lulu, album scritto a quattro mani con Lou Reed e di una schifezza a dir poco devastante. Avendo toccato così un punto veramente basso nella loro carriera (perchè già il precedente Death Magnetic a quanto pare aveva lasciato alquanto a desiderare) negli ultimi anni i poveri Metallica sono stati discretamente perculati, soprattutto Lars Ulrich che a quanto pare non suona la batteria da parecchi anni e Kirk Hammett che ha perso non poca credibilità quando ha affermato di aver perso circa 250 riff che aveva registrati sul suo cellulare. E questo, signore e signori, è il motivo per cui il povero Kirk ha composto ben poco per questo album lasciando gran parte del lavoro alla coppia Hetfield/ Ulrich.
Aggiungiamo a tutto questo delle uscite non particolarmente azzeccate secondo le quali il nuovo album avrebbe contenuto "diverse componenti prog" e via, risate e prese per i fondelli non si sono sprecate per un bel po'.
Possiamo comunque capire che l'uscita di un nuovo album di una band così importante e celebre e che prometteva di far faville riportando in gloria il vecchio, caro amato Thrash Metal abbia fomentato parecchio curiosi ed appassionati. Io l'ho ascoltato ben 4 volte e sono pronta a dirvi che cosa ne penso!
Voglio essere sincera: sono partita molto , molto prevenuta su questo album. All'inizio non lo volevo proprio ascoltare soprattutto per le opinioni davvero pessime che mi capitava di leggere in giro (in parte giustificate..ma abbiate pazienza che vi spiego). Ma visto che avere pregiudizi non è mai una buona idea, specie con qualcosa che non si conosce ho deciso di superare la barriera mentale e lasciarmi stupire. Nel bene e nel male.
L'album si apre con il riff potente e lancinante di Hardwired, un brano d'impatto che spettina e sorprende sia i fans più oltranzisti che gli amanti dell'Heavy Metal. Insomma, ricorda i bei vecchi tempi andati di Master of Puppets. E' stato, se non erro, il primo singolo estratto dall'album quindi era già conosciuto al momento della pubblicazione.
Si continua con il secondo singolo estratto ovvero Atlas, Rise! Nonostante sia un brano decisamente più prolisso mi ha piacevolmente stupito: ritornello orecchiabile, divertente con qualche palese "ispirazione" a Hallowed be thy name degli Iron Maiden. Unica pecca l'assolo che ho trovato abbastanza inconsistente.
Passiamo ora a quella che, secondo la mia modesta opinione, è la canzone più bella di tutto l'album ovvero Now that we're dead. Brano che riprende i fasti dei Metallica anni 90, Black Album in particolare. Non è espressamente Thrash ma la linea melodica è semplice e tuttavia d'effetto; ottimo brano da cantare a squarciagola ovunque ce ne sia occasione o per spaccarsi le rotule nel pogo selvaggio.
Moth into Flames è il terzo singolo estratto dall'album. Ora, per tradizione ogni quarta canzone in scaletta di ogni album dei Metallica è solitamente una ballad (es Fade to Black, One). Ma questa volta no, i vecchi metallari ci hanno voluto stupire. Non un brano eccelso, tuttavia piuttosto energico e con qualche riff interessante.
Continuiamo la carrellata con un altro bel brano: Dream no More. Prendendo spunto sia dai Black Sabbath che dagli Alice in Chains, i Metallica riprendono in questo pezzo la mitologia lovecraftiana che già era stata d'ispirazione in passato.
Il disco 1 si chiude con Halo on Fire, brano piuttosto lungo (circa 8 minuti) che ricorda vagamente The Unforgiven III.
Bene, finora l'album sembra molto al di sopra delle mie aspettative, mi ha veramente stupito, in positivo. Fino a qui. Perchè da questo momento in poi inizia il patatrac, il declino più totale.
Iniziamo con Confusion, che già il nome è tutto un programma. Brano veramente confuso, a caso, bruttino che cerca di essere imprevedibile ma senza riuscirci. Ma dai, possiamo anche capire uno scivolone può capitare anche ai migliori, glielo perdoniamo.
Ma ManUnkind, no, questa non gliela perdoniamo. Cari Metallica per favore imparate la lezione NON e ripeto NON fate MAI comporre niente a quella scimmia di Robert Trujillo perchè il suo apporto purtroppo si sente: un arpeggio iniziale veramente brutto e cambi di tempo fin troppo spiazzanti al limite del fastidioso e, ciliegina sulla torta, un assolo di Hammett davvero inascoltabile. (speriamo non fosse questa la "svolta prog" di cui parlavano!)
Continuiamo con Here comes Revenge, anche questo un po' deludente, fiacco con un richiamo a Leper Messiah.
Delude anche Am I Savage? Altro brano decisamente brutto, con un altro arpeggio piazzato e suonato a caso, che non decolla e annoia. Meno male che Kirk Hammett ci spara un assolo un po' decente, stranamente.
Il penultimo brano Murder One è dedicato a Lemmy. Anche se è il solito mid-tempo riscaldato à la Metallica è comunque abbastanza riuscito, probabilmente perchè è un brano piuttosto sentimentale.
ed infine, dopo una seconda parte piuttosto straziante e mal riuscita, i Metallica ci piazzano una chicca, qualcosa che veramente mette a tacere tutte le voci che vogliono i Metallica come dei rimbambiti morti e sepolti. Spit out the bone è un pezzone! Un brano trascinante, coinvolgente, spietato si merita di diritto il titolo di brano più bello di tutto l'album.
Ricapitolando: Hardwired..to Self-Destruct nonostante i considerevoli scivoloni presenti nel Disco 2 è un album generalmente godibile, interessante ed energico che ci ricorda che se vogliono i "vecchi" Metallica sono ancora in grado di tirare fuori delle chicche musicali. Però magari Trujillo lasciatelo solo suonare il basso, grazie :D
Alla prossima e non dimenticate di acquistare l'album se vi piace! Ciao!
Monica
In realtà non sapevo bene se avventurarmi in questa "recensione": pur non essendone una grandissima fan ho sempre apprezzato i Metallica che hanno prodotto, nei loro 30 anni di carriera, svariati brani veramente apprezzabili che non starò qui ad elencare perchè comunque sono davvero tanti..vi basta una banale Nothing else matters? :)
Bene..di questo album si vociferava già dal 2011, anno di uscita di Lulu, album scritto a quattro mani con Lou Reed e di una schifezza a dir poco devastante. Avendo toccato così un punto veramente basso nella loro carriera (perchè già il precedente Death Magnetic a quanto pare aveva lasciato alquanto a desiderare) negli ultimi anni i poveri Metallica sono stati discretamente perculati, soprattutto Lars Ulrich che a quanto pare non suona la batteria da parecchi anni e Kirk Hammett che ha perso non poca credibilità quando ha affermato di aver perso circa 250 riff che aveva registrati sul suo cellulare. E questo, signore e signori, è il motivo per cui il povero Kirk ha composto ben poco per questo album lasciando gran parte del lavoro alla coppia Hetfield/ Ulrich.
Aggiungiamo a tutto questo delle uscite non particolarmente azzeccate secondo le quali il nuovo album avrebbe contenuto "diverse componenti prog" e via, risate e prese per i fondelli non si sono sprecate per un bel po'.
Possiamo comunque capire che l'uscita di un nuovo album di una band così importante e celebre e che prometteva di far faville riportando in gloria il vecchio, caro amato Thrash Metal abbia fomentato parecchio curiosi ed appassionati. Io l'ho ascoltato ben 4 volte e sono pronta a dirvi che cosa ne penso!
Voglio essere sincera: sono partita molto , molto prevenuta su questo album. All'inizio non lo volevo proprio ascoltare soprattutto per le opinioni davvero pessime che mi capitava di leggere in giro (in parte giustificate..ma abbiate pazienza che vi spiego). Ma visto che avere pregiudizi non è mai una buona idea, specie con qualcosa che non si conosce ho deciso di superare la barriera mentale e lasciarmi stupire. Nel bene e nel male.
L'album si apre con il riff potente e lancinante di Hardwired, un brano d'impatto che spettina e sorprende sia i fans più oltranzisti che gli amanti dell'Heavy Metal. Insomma, ricorda i bei vecchi tempi andati di Master of Puppets. E' stato, se non erro, il primo singolo estratto dall'album quindi era già conosciuto al momento della pubblicazione.
Si continua con il secondo singolo estratto ovvero Atlas, Rise! Nonostante sia un brano decisamente più prolisso mi ha piacevolmente stupito: ritornello orecchiabile, divertente con qualche palese "ispirazione" a Hallowed be thy name degli Iron Maiden. Unica pecca l'assolo che ho trovato abbastanza inconsistente.
Passiamo ora a quella che, secondo la mia modesta opinione, è la canzone più bella di tutto l'album ovvero Now that we're dead. Brano che riprende i fasti dei Metallica anni 90, Black Album in particolare. Non è espressamente Thrash ma la linea melodica è semplice e tuttavia d'effetto; ottimo brano da cantare a squarciagola ovunque ce ne sia occasione o per spaccarsi le rotule nel pogo selvaggio.
Moth into Flames è il terzo singolo estratto dall'album. Ora, per tradizione ogni quarta canzone in scaletta di ogni album dei Metallica è solitamente una ballad (es Fade to Black, One). Ma questa volta no, i vecchi metallari ci hanno voluto stupire. Non un brano eccelso, tuttavia piuttosto energico e con qualche riff interessante.
Continuiamo la carrellata con un altro bel brano: Dream no More. Prendendo spunto sia dai Black Sabbath che dagli Alice in Chains, i Metallica riprendono in questo pezzo la mitologia lovecraftiana che già era stata d'ispirazione in passato.
Il disco 1 si chiude con Halo on Fire, brano piuttosto lungo (circa 8 minuti) che ricorda vagamente The Unforgiven III.
Bene, finora l'album sembra molto al di sopra delle mie aspettative, mi ha veramente stupito, in positivo. Fino a qui. Perchè da questo momento in poi inizia il patatrac, il declino più totale.
Iniziamo con Confusion, che già il nome è tutto un programma. Brano veramente confuso, a caso, bruttino che cerca di essere imprevedibile ma senza riuscirci. Ma dai, possiamo anche capire uno scivolone può capitare anche ai migliori, glielo perdoniamo.
Ma ManUnkind, no, questa non gliela perdoniamo. Cari Metallica per favore imparate la lezione NON e ripeto NON fate MAI comporre niente a quella scimmia di Robert Trujillo perchè il suo apporto purtroppo si sente: un arpeggio iniziale veramente brutto e cambi di tempo fin troppo spiazzanti al limite del fastidioso e, ciliegina sulla torta, un assolo di Hammett davvero inascoltabile. (speriamo non fosse questa la "svolta prog" di cui parlavano!)
Continuiamo con Here comes Revenge, anche questo un po' deludente, fiacco con un richiamo a Leper Messiah.
Delude anche Am I Savage? Altro brano decisamente brutto, con un altro arpeggio piazzato e suonato a caso, che non decolla e annoia. Meno male che Kirk Hammett ci spara un assolo un po' decente, stranamente.
Il penultimo brano Murder One è dedicato a Lemmy. Anche se è il solito mid-tempo riscaldato à la Metallica è comunque abbastanza riuscito, probabilmente perchè è un brano piuttosto sentimentale.
ed infine, dopo una seconda parte piuttosto straziante e mal riuscita, i Metallica ci piazzano una chicca, qualcosa che veramente mette a tacere tutte le voci che vogliono i Metallica come dei rimbambiti morti e sepolti. Spit out the bone è un pezzone! Un brano trascinante, coinvolgente, spietato si merita di diritto il titolo di brano più bello di tutto l'album.
Ricapitolando: Hardwired..to Self-Destruct nonostante i considerevoli scivoloni presenti nel Disco 2 è un album generalmente godibile, interessante ed energico che ci ricorda che se vogliono i "vecchi" Metallica sono ancora in grado di tirare fuori delle chicche musicali. Però magari Trujillo lasciatelo solo suonare il basso, grazie :D
Alla prossima e non dimenticate di acquistare l'album se vi piace! Ciao!
Monica
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